I primi agricoltori che iniziarono la coltivazione della pianta del cacao furono i Maya, circa duemila anni prima della scoperta dell’America.
Il frutto di tale pianta era considerato talmente prezioso che era utilizzato anche come moneta oltre che come bevanda tonificante.
I principali produttori si trovano nel Centro-Sud America e in Africa occidentale, in quanto la pianta richiede un’elevata temperatura ed umidità.
Dopo la raccolta, l’essiccazione e la fermentazione delle fave, il cacao è pronto allo stoccaggio nelle aziende e alla lavorazione, la quale prevede diverse fasi:
Innanzitutto la pulitura, grazie alla quale si eliminano tutti i corpi estranei; dopodiché tramite la tostatura le fave si sterilizzano e la pellicola esterna che le ricopre diventa friabile, permettendo così la decorticazione: si ottengono in questo modo le fave “nude” di cacao, che vengono macinate.
La macinazione provoca la rottura delle pareti cellulari del cacao, all’interno delle quali è racchiuso il burro in forma solida, che fonde a causa del calore ottenendo così la “pasta di cacao”. La miscelazione prevede l’aggiunta alla pasta di cacao di altri ingredienti, tramite dei miscelatori a braccia rotanti ad alta velocità.
L’impasto ottenuto viene raffinato per ottenere un prodotto vellutato. A questo punto, il cioccolato viene immerso in delle vasche dette conche, dove viene portato a temperatura costante di 45° e mescolato per ridurre umidità, aromi sgradevoli e acidità.
Il temperaggio consente di abbassare la temperatura e creare una cristallizzazione stabile del burro di cacao, che lo rende più omogeneo e lucido. Il cioccolato liquido temperato viene poi versato negli appositi stampi per il modellaggio, passando su di un nastro trasportatore vibrante, tramite il quale si eliminano eventuali bolle d’aria.
L’ultimo passaggio è il raffreddamento, che solidifica il cioccolato.